Italia: noi partigiani

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Resistere all’ondata del fascismo, primavera 2018

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A febbraio e marzo, mesi precedenti le elezioni, l’Italia ha vissuto un periodo di intenso conflitto tra fascisti e antifascisti simile a quello americano culminato nell’agosto 2017 con gli scontri di Charlottesville. Sperando di imparare dal modo in cui questi stanno manifestandosi in diverse parti del mondo, ci siamo messi in contatto con i nostri compagni italiani per conoscere la storia del fascismo in questa penisola, lo stato attuale dei movimenti autonomi che gli resistono e le possibilità e gli ostacoli a venire.


In tutto il mondo, sono emersi movimenti reazionari che promuovono valori nazionalisti e razzisti. Le rivolte globali del 2011-2014 contribuirono a produrre nemici formidabili, poiché in molti si affrettarono a difendere le diseguaglianze e gli oltraggi che le lotte autonome stavano combattendo per abolire.

Anche oggi, al nadir della reazione, queste lotte hanno continuato a guadagnare forza. L’anno scorso, rivolte antifasciste sono esplose in tutti gli Stati Uniti in seguito alla vittoria di Trump. Una strenua battaglia contro misogini, l’Alt-right (la destra alternativa americana) e neo-nazi veri e propri hanno spinto migliaia di persone a scendere nelle piazze per sostenere strategie conflittuali e valori anti-autoritari.

Lo stesso processo di polarizzazione ed escalation sta avvenendo in Italia. Il 3 febbraio 2018, il ventottenne Luca Traini ha sparato a sei immigrati africani nella cittadina di Macerata. Traini, ex candidato della Lega Nord, è un fascista ideologico vicino a Forza Nuova e CasaPound. Subito dopo la sparatoria, pochi sindacati e partiti politici sono insorti per condannare gli omicidi. Con le elezioni alle porte, non era chiaro come il pubblico avrebbe percepito anche gli attacchi più vili. Nessun politico era disposto a condannare le uccisioni a discapito delle proprie strategie elettorali.

Il 9 febbraio, migliaia di manifestanti autonomi e della classe operaia romana hanno marciato nel quartiere di Tor Pignattara, denunciando i fascisti. Due giorni dopo, una fiumana di gente si è riversata nelle strade di Macerata e centinaia di dimostranti si sono scontrati con la polizia antisommossa a Piacenza, dove il gruppo fascista CasaPound si stava accingendo a festeggiare il primo anniversario dell’apertura del proprio centro sociale. Le immagini di Macerata e Piacenza si sono diffuse in modo virale sul Web e il filmato di un carabiniere picchiato con il proprio scudo sono state trasmesse su schermi televisivi nelle stazioni ferroviarie e nei bar della penisola. Scontri tra antifascisti e membri della polizia e dell’estrema destra sono scoppiati in altre parti d’Italia, come Pavia, Trento, Bologna, Napoli, Torino e Rovereto.

Il partito di destra Lega Nord ha vinto in modo schiacciante le elezioni del 4 marzo 2018 proprio mentre Steve Bannon si trovava in Italia. Fascisti ideologici e dittatori di vario genere si nascondono dietro il populismo farsesco della Lega Nord, che promuove ufficialmente una politica “prima gli italiani.” Come i fascisti degli Stati Uniti, questi movimenti sperano di guadagnare terreno sulla scia delle elezioni.

Quando la posta in gioco è così alta, ci si può fidare solo di chi che non ha nulla da guadagnare dallo scendere a compromessi con i fascisti per resistere al brand tirannico del capitalismo che si sta diffondendo in tutto il mondo sotto le insegne di nazionalismo e supposto “anti-globalismo.” In questo pezzo, esamineremo più da vicino l’antifascismo in Italia per maturare una prospettiva sulla nostra situazione negli Stati Uniti. I fascisti nordamericani traggono ispirazione da gruppi fascisti europei come CasaPound, Generation Identity, Alba Dorata e Movimento di resistenza nordica, per non parlare di PEGIDA e della campagna “Brexit.” Per comprendere meglio cosa possiamo fare qui, dovremmo continuare a studiare ciò che i nostri compagni stanno facendo per contrastarli.

Attivisti antifascisti durante gli scontri con la polizia a Torino il 22 febbraio 2018.

Antifascismo in Italia dalla seconda guerra mondiale a oggi

1945 - Alla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia venne ufficialmente riorganizzata dagli Alleati come democrazia. Il Partito Comunista e quello Democristiano (PCI e DC) trovarono spazio nel Governo perché entrambi avevano partecipato, ognuno a proprio modo, alla guerra di liberazione italiana in cui i partigiani avevano combattuto per deporre i fascisti e scacciare le truppe naziste tedesche occupanti. I partiti della sinistra istituzionale promossero una lettura moderata della Resistenza e del movimento antifascista. Per loro, la fine della guerra aveva rappresentato un momento di unità nazionale, non un movimento insurrezionale o rivoluzionario.

Tra democrazia e fascismo italiani, esisteva una rigorosa continuità dello Stato: fu fatto di tutto per impedire l’eliminazione delle strutture statali all’interno della Magistratura, delle Forze dell’ordine e dell’Esercito. Una commissione ad hoc fu convocata per garantire - attraverso quella che fu chiamata “amnistia Togliatti” - che i criminali di guerra italiani mantenessero l’impunità per le loro attività imperialiste nei Balcani e in Africa. Mentre ciò svuotava le prigioni e chiudeva i processi per i sostenitori di Salò, i Magistrati dell’epoca fascista iniziarono la persecuzione giudiziaria di migliaia di partigiani antifascisti, soprattutto comunisti e anarchici, che avevano combattuto il fascismo dalle retrovie per un quarto di secolo.

Questa continuità consentì a figure del regime fascista di assumere ruoli chiave nel nascente Stato repubblicano in nome dell’anticomunismo, con la benedizione del Governo degli Stati Uniti. L’Italia non ha esorcizzato gli spettri che si propagano dal suo retaggio fascista e coloniale. L’italiano medio non sa che l’Italia ha usato il gas sulla popolazione africana; pensa che le leggi razziali del Terzo Reich fossero orribili ma che Mussolini, al confronto, non fosse poi così male. Grazie a questa continuità, anche oggi, leggi nate sotto il Fascismo, come il Codice Rocco, restano ancora in vigore.

In ogni scoppio di rivolta che si rispetti dopo la transizione verso la democrazia, manifestanti agguerriti, come quelli mobilitatisi nel 2001 per il vertice del G8 a Genova, sono stati accusati di crimini risalenti all’epoca Fascista come devestazione e sacchegio (“devastazione e saccheggio”).

26 dicembre 1946 - Il Movimento Sociale Italiano (MSI) fu fondato da ex esponenti del regime fascista. Il partito traeva ispirazione dalla Repubblica Sociale Italiana. Nel 1948, l’MSI partecipò alle elezioni politiche nazionali.

1947 - Il Partito Comunista fu allontanato dal Governo.

Luglio 1960 - Fernando Tambroni della Democrazia Cristiana cercò di formare un Governo con la partecipazione dell’MSI. Questo fu il primo esempio postbellico di partiti di sinistra apertamente complici dell’estrema destra. Scontri tra proletari, polizia e fascisti scoppiarono in tutta Italia, in particolare a Genova e Roma. Per la prima volta dopo la guerra, le ostilità non furono controllate da sindacati o partiti di sinistra.

27 aprile 1966 - Paolo Rossi, uno studente universitario, fu assassinato da un fascista in quello che divenne noto come il primo omicidio politico di un antifascista del dopoguerra.

12 dicembre 1969 - a Milano, città industriale del nord Italia, una bomba esplose in Piazza Fontana presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, uccidendo molte persone e ferendone quasi un centinaio. La polizia arrestò diversi anarchici - uno dei quali, Giuseppe Pinelli, morì dopo essere “caduto” dalla finestra della Questura durante l’interrogatorio del commissario Luigi Calabresi.1 Anni dopo, emerse che i fascisti erano i responsabili dell’attentato, probabilmente con la collusione di attori statali. In seguito al massacro, in tutta Italia si diffuse un massiccio e radicale movimento antifascista.

1969-1979 – Accanto alle organizzazioni fondamentalmente nazional-rivoluzionarie che speravano di sovvertire l’ordine democratico dello Stato repubblicano con la lotta armata (come i NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari), iniziarono a prendere forma altri movimenti (tra questi Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e Ordine Nero) che desideravano perseguire obiettivi simili attraverso un compromesso strategico con la destra e i lati oscuri dello Stato, tra cui elementi appartenenti ai servizi segreti e la loggia massonica coperta P2. I conservatori, sia all’interno dello Stato sia in gruppi di estrema destra e della criminalità organizzata, attuarono un programma ora noto come strategia della tensione, mettendo in pratica una serie di atti terroristici per diffondere nella popolazione un’atmosfera di tensione e paura endemiche. L’obiettivo era giustificare un ritorno al controllo statale autoritario e mandare degli avvertimenti agli elementi di sinistra e ai comunisti.

Negli anni Settanta, una nuova visione della Resistenza come rivoluzione tradita si propagò nei gruppi extraparlamentari. Gli storici trassero la conclusione che la Resistenza fosse stata tradita dai leader del Partito Comunista che avevavo scelto di non continuare l’insurrezione del 25 aprile 1945 (quando Mussolini fu arrestato per poi essere giustiziato dopo tre giorni dai partigiani con un’esecuzione pubblica) preferendo invece formare un Governo con i conservatori; per gli storici, gli ultimi anni del fascismo furono una guerra civile.

L’antifascismo iniziò a mostrare la sua doppia essenza: “antifascismo istituzionale” e il cosiddetto “antifascismo militante.”

Febbraio 1977 - Presso l’Università di Bologna vi furono degli scontri tra i fascisti del gruppo FUAN e gli studenti antifascisti dei collettivi autonomi. Il Partito Comunista elaborò la teoria degli estremismi opposti e definì la violenza dei gruppi extraparlamentari antifascisti come “squadrismo.” Una profonda spaccatura divise partiti di sinistra e gruppi autonomi.

La teoria degli estremismi opposti è diventata un normale riflesso della politica italiana. Si basa su una teoria politica che mira a raggruppare le forze centriste al fine di isolare ed emarginare “estremismo” di destra e di sinistra, ritenuti uguali ma opposti, due facce della stessa medaglia. L’obiettivo è di depoliticizzare il conflitto in corso, inquadrandolo come un problema di ordine pubblico. I media e i politici, sia di destra sia di sinistra, interpretano sempre gli omicidi compiuti da fascisti o scontri tra fascisti e antifascisti come violenza di gruppo tra “squadre” opposte senza motivazione o peso politico.

1989 - Umberto Bossi fondò la Lega Nord. All’inizio, il partito si dichiarava apertamente regionalista ed etno-nazionalista, difendendo gli interessi dell’Italia settentrionale contro il resto della penisola. Nonostante le dichiarazioni di odio verso Roma, lo Stato nazionale e le regioni dell’Italia meridionale, la Lega Nord fu, negli anni Novanta, alleata dei Governi Berlusconi. La Lega combinava un populismo di destra fanatico con politiche economiche e anti-federaliste liberali, così come razzismo contro gli immigrati e fervida difesa delle “famiglie tradizionali.”

1992 - Fini, segretario dell’MSI, si candidò come sindaco di Roma sostenuto dall’imprenditore Berlusconi.

27 gennaio1995 - L’MSI si dissolse e nacque Alleanza Nazionale: un partito conservatore più europeo privo del tipico estremismo italiano e un dog-whistling fascista. Con l’amaro in bocca, gli orfani dell’MSI formarono nuovi partiti neofascisti siglando così la fine dell’unità nella galassia di destra.

1997 - Forza Nuova nacque grazie a Roberto Fiore e Massimo Morsello, due figure di spicco della destra radicale romana rispettivamente vicini ai gruppi degli anni Settanta Terza Posizione e NAR.

Nel 1980, poco dopo la strage di Bologna, Fiore e Morsello furono accusati di associazione sovversiva e si rifugiarono a Londra per sfuggire all’arresto. Non appena le acque si furono calmate, i due neofascisti tornarono immediatamente in Italia e misero in piedi il partito, fondandolo il 29 settembre, giorno in cui si celebra San Michele Arcangelo, protettore del movimento para-fascista rumeno “Guardia di Ferro.” L’ideologia di questo movimento è un mix di neofascismo, nazionalismo, xenofobia, omofobia e tradizionalismo cattolico. Forza Nuova rimpolpa le sue fila rivolgendosi ai giovani provenienti dall’universo skinhead e hooligan. La sua ideologia si basa su alcuni princìpi del cattolicesimo (antiabortismo), politiche sociali per preservare le strutture familiari tradizionali e opposizione all’immigrazione. È il partito di estrema destra più piccolo e l’unico ad aver apertamente professato sostegno alla sparatoria di Macerata.

27 dicembre 2003 - Venne fondata CasaPound. Alcuni giovani fascisti decisero di occupare un grande edificio in via Napoleone III, 8, a Roma, nel quartiere Esquilino: CasaPound. A guidare gli occupanti c’era Gianluca Iannone, leader di una rock band alternativa con testi di destra. Il centro sociale deve il suo nome a Ezra Pound, il poeta reazionario che divenne un idolo dei giovani neofascisti italiani.

Definendosi “fascisti del terzo millennio,” gli adepti di CasaPound si avvalgono di uno stile politico caratterizzato da una comunicazione “giovane e nuova” e dall’uso dei social.

2013 - Con Simone De Stefano alla guida, nasce il partito “CasaPound Italia,” i cui punti chiave elettorali includono il diritto alla casa per gli italiani (il logo del partito è una tartaruga), l’opposizione all’immigrazione e alle politiche dell’UE e la sovranità monetaria dall’euro.

2014 - Matteo Salvini, nuovo segretario della Lega Nord, fece slittare il partito verso destra iniziando a collaborare con Fratelli d’Italia, CasaPound e Front Nationale (FN), gruppo francese di estrema destra. Successivamente, abbandonò l’alleanza con CasaPound a favore del centrodestra.

2017 - Salvini definì esplicitamente l’attuale linea della Lega Nord come federalista e nazionalista, senza il programma indipendente e secessionista, sostituendo lo slogan “prima il Nord,” con “prima gli italiani.” Il programma presentato dalla Lega durante la campagna elettorale, come quello dell’intera destra, si basava sulla presunta invasione dell’Italia da parte degli stranieri, sulla povertà degli italiani rispetto ai supposti “privilegi” degli immigrati e sul cosiddetto “scontro di civiltà” tra Italia e Islam politico.

Oggi - CasaPound vanta seimila iscritti, cento uffici, un sindacato (BLU), un’organizzazione giovanile (Blocco studentesco), una rete di associazioni (sport, ambiente, solidarietà), una Web radio (Radio Bandiera Nera) e molteplici riviste. CasaPound è il partito neofascista più influente d’Italia e ha un “commissario europeo,” Sebastian Manificat, proprietario del bar “Carrè Monti” a Roma, e ha stretto forti legami con gli ultranazionalisti greci, polacchi, tedeschi, russi e ucraini (CasaPound è collegata al battaglione Azov schierato nella guerra civile ucraina del 2014). Nelle elezioni amministrative dell’11 giugno, le Tartarughe sono andate al ballottaggio in tredici comuni con oltre 15.000 abitanti, insediando consiglieri in centri come Lucca e Todi (vincendo rispettivamente il 7,84% e il 4,81% e diventando il partito politico più potente di Lucca). Presentandosi come una forza politica nuova e incorruttibile, è riuscita a conquistare l’1,5% dei voti alle elezioni nazionali.

Negli ultimi anni, CasaPound ha cercato di insinuarsi nei quartieri organizzando comitati che nascondono il loro programma fascista attraverso picchetti anti sfratto, distribuzione di cibo agli italiani poveri e organizzando pattuglie per prevenire la violenza contro le donne (italiane).

I manifestanti contro Forza Nuova si scontrano con la polizia a Bologna il 16 febbraio.

Immigrazione in Italia

Storicamente, l’Italia è stata un Paese di emigranti. Non avendo mai posseduto vaste proprietà coloniali - come la Francia o l’Inghilterra - ci sono pochi immigrati di seconda e terza generazione anche perché i flussi migratori veri e propri sono iniziati solo trent’anni fa. Di conseguenza, molti stranieri si riconoscono nei valori e nelle tradizioni delle loro comunità di origine e parecchi parlano male l’italiano perché si affidano soprattutto a Chiesa, televisione o iniziative private per impararlo.

Inoltre, in quanto Paese di arrivo, l’Italia riveste un ruolo speciale nel sistema di accoglienza dell’Unione Europea: la Convenzione di Dublino, varata dall’UE nel 1997, stabilisce che lo Stato membro responsabile dell’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo è entrato nell’Unione Europea. Ciò significa che molti stranieri diretti in diversi Paesi europei sono obbligati per legge a rimanere in Italia in attesa del processo burocratico che ne valuta la richiesta di alloggio; valutazione che può durare anche due o tre anni. Nel 2002, il Governo, dopo aver criminalizzato l’immigrazione clandestina e l’identificazione, creò centri di espulsione in cui detenere le persone prive di documenti; alcuni degli immigrati rinchiusi nei centri vengono quindi deportati nei loro Paesi di origine.

La crisi dei migranti si intensificò nel 2015 quando le repressioni seguite alla Primavera Araba, alla guerra in Afghanistan e alle guerre civili in Libia e Siria provocarono una fuga di massa verso l’Europa, processo che gli italiani di destra descrissero come un’invasione. Quest’atteggiamento razzista è completamente legittimato in Italia, mentre l’eredità del passato fascista e coloniale è nascosta. La xenofobia non s’identifica con il fascismo: si può dire di odiare i neri e, contemporaneamente, votare a sinistra. La paura degli stranieri ha trovato terreno fertile soprattutto con la crisi economica che, dal 2009, ha impoverito la classe media.

Oggi, la questione dell’immigrazione monopolizza il discorso politico. Un membro della Lega ha dichiarato: “Dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o la nostra società deve essere cancellata. È una scelta.”

Dopo la sparatoria, migliaia di persone si radunano a Macerata per condannare il fascismo.

Cronologia: eventi durante la campagna elettorale 2018

12 gennaio - Un giovane antifascista viene accoltellato mentre affigge dei manifesti.

20 gennaio - diverse migliaia di dimostranti partecipano alle manifestazioni antifasciste a Genova.

3 febbraio - Luca Traini, un membro della Lega Nord, spara alla cieca su un gruppo d’immigrati africani a Macerata, ferendone sei. Luca Traini voleva andare in tribunale per uccidere Innocent Oseghale, un nigeriano accusato dell’omicidio di una ragazza di nome Pamela Mastropietro, ma decide di sparare a tutti i neri che incontra lungo la strada. Questo è ciò che Traini stesso ha riportato nelle dichiarazioni spontanee rilasciate ai carabinieri dopo l’arresto.

4 febbraio - Pavia: venticinque fascisti attaccano un gruppo di cinque ragazzi, alcuni italiani e alcuni immigrati.

5 febbraio - Piacenza: scontri durante una parata antifascista contro CasaPound. I video di un carabiniere che viene picchiato con il suo scudo si diffondono viralmente lungo tutta la penisola.

9 febbraio - Roma: manifestazione antifascista a Torpignattara in solidarietà alle vittime di Macerata. Diverse migliaia i partecipanti.

9 febbraio - Trento: dimostrazione antifascista contro CasaPound.

10 febbraio - Macerata: una dimostrazione autonoma antifascista attira 25.000 persone.

11 febbraio - Rovereto: raduno antifascista contro un discorso di Salvini.

16 febbraio - Bologna: scontri mentre gli antifascisti si riuniscono per bloccare la manifestazione di Roberto Fiore (FN). I poliziotti usano idranti e lacrimogeni.

17 febbraio - Livorno: Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) viene ricoperta da insulti; la sua macchina viene circondata e presa a calci mentre se ne va.

18 febbraio - Napoli: scontri e arresti mentre gli antifascisti interrompono il raduno di CasaPound.

21 febbraio - Palermo: un leader locale di Forza Nuova viene trovato legato con dello scotch davanti al suo ufficio. Due antifascisti vengono arrestati per tentato omicidio, quindi rilasciati. Manifestazioni di solidarietà difendono apertamente le azioni degli accusati. Il reato viene derubricato in lesioni gravissime.

21 febbraio - Perugia: i fascisti pugnalano un attivista di Potere al Popolo (un nuovo partito di sinistra).

22 febbraio - Torino: la polizia carica una manifestazione antifascista che sta interrompendo una dimostrazione di CasaPound.

23 febbraio - Brescia: la biblioteca del centro sociale Magazzino 47 viene incendiata dai fascisti.

23 febbraio - Pisa: cariche di polizia e scontri durante una protesta contro Salvini.

1 marzo - Conclusione della campagna elettorale. A Roma, gli antifascisti manifestano in piazza Argentina.

3 marzo - Pavia: le case antifasciste sono “contrassegnate” con un adesivo con la scritta “Qui vive un antifascista.”

4 marzo - La Lega riceve molti voti alle elezioni: 17,37% alla Camera dei deputati (5.691.921 voti) e 17,32% al Senato (5.317.803).

6 marzo - Firenze: un italiano spara e uccide un senegalese.

7 marzo - Trento: una bomba piazzata da degli antifascisti esplode nell’ufficio di CasaPound.

Scontri a Bologna giovedì 15 febbraio 2018.

Resoconto: Piacenza

Le persone stanno muovendosi insieme ma lentamente. Di fronte, la gente del posto esorta la folla a venire davanti per unirsi ai cordoni.

Nei cordoni, forse tre o quattro file di compagni - per la maggior parte mascherati - in gruppi da venti sfilano sottobraccio per prevenire attacchi di poliziotti o di fascisti. Dietro di loro, forse tre metri di spazio. E poi gli striscioni con molte più persone in maschera, e la folla più numerosa dietro l’intero corteo. Lo spazio vuoto tra i cordoni e gli striscioni fa sì che la gente non si accalchi in caso di scontri, in modo tale che quelli che si trovano davanti abbiano abbastanza spazio per cadere all’indietro senza scatenare un effetto domino.

Il canto è potente e ben scandito. Sono circondato da centinaia di persone che si rivolgono alla polizia intonando “champagne Molotov, champagne Molotov…” Quando il primo gruppo di carabinieri blocca la folla, i cordoni si spingono al loro interno senza esitazione. Pietre e bottiglie vengono lanciate da dietro, mentre giovani armati di bastoni si scambiano colpi con i poliziotti. Tutti cantano e applaudono. I fuochi d’artificio esplodono ai piedi dei carabinieri. A lato, la Digos2 sta filmando tutto quel che accade. Quando gli scontri si affievoliscono, pochi hanno lasciato la zona. Mentre gli organizzatori di Piacenza discutono con gli ufficiali in comando, assisto a una situazione di stallo. Finalmente viene raggiunto un accordo sul fatto che l’intera folla sarà autorizzata a passare.

Ora ci snodiamo lungo le strade acciottolate della città, passando accanto a negozi pieni di clienti confusi o preoccupati. Piacenza è una delle poche città settentrionali che all’inizio del XX secolo non visse in modo diffuso la resistenza al fascismo; forse questo spiega perché ha accolto estremisti come quelli di CasaPound e permesso loro di aprire centri sociali fascisti. Non passa molto tempo prima di essere bloccati ancora dalla polizia.

Su una stradina vicino al centro del paese, grandi camionette della polizia sono circondate da carabinieri e polizia municipale. La nostra gente resta assolutamente indifferente alle loro minacce e intimidazioni. Cominciano a colpire i cordoni, che contrattaccano utilizzando aste di bandiere e tubi in PVC. Una raffica di pietre, mattoni e bottiglie di vetro volano da dietro gli striscioni, colpendo ufficiali e veicoli della polizia. All’improvviso, uno sbirro cade a terra. Insieme, sindacalisti e anarchici black bloc gli strappano lo scudo e il manganello. Viene preso a calci e picchiato con le armi che stava usando contro di noi. La sua corazza lo protegge, a differenza delle nostre felpe con cappuccio e dei caschi, ma nelle quarantott’ore successive diventerà lo zimbello della penisola intera. Nei caffè e nelle stazioni ferroviarie da Torino a Lecce, i video di Piacenza verranno riprodotti in loop permanente.

Più tardi, in 20.000 marciano per le stradine di Macerata, come diverse migliaia avevano fatto giorni prima a Roma e la settimana precedente a Genova. Sta succedendo qualcosa d’importante.

Piacenza: centinaia di militanti antifascisti hanno marciato a fianco di un migliaio di cittadini e sindacalisti per opporsi all’apertura di una sede CasaPound. In seguito, questo video si è diffuso viralmente.

Resoconto: quando a Roma…

Roma è una città difficile. È l’unica vera metropoli in Italia; infatti, la sua superficie, di circa 1.285 metri quadrati, è talmente vasta da poter essere divisa in zona nord (più borghese) e zona sud (più povera), con però alcune eccezioni. È quasi impossibile per un movimento antifascista coprire tutte le aree e le zone, quindi c’è sempre stata una lotta tra diversi quartieri che, storicamente, sono stati divisi tra fascisti e dichiaramente antifa. Di solito, la propaganda e l’estetica fascista si basano sul mito dell’Impero romano; Roma è sempre stata una forte base elettorale per l’estrema destra.

Quando sei un giovane compagno o antifa e cresci in una città come questa, ti trovi sempre a dover affrontare i fascisti di fronte alla tua scuola e negli spazi pubblici. Ci sono stati diversi accoltellamenti e, nel 2006, un compagno assassinato, Renato Biagetti, requiescat in pace.

In un certo senso, il movimento è responsabile di non essersi mosso in modo più efficiente dall’inizio del 2003, anno in cui CasaPound - il cui quartier generale si trova vicino alla stazione Termini - aprì il suo primo centro sociale occupato.

Possiamo notare che ogniqualvolta che il nostro movimento cresce - come, per esempio, durante le proteste studentesche del 2008, le rivolte studentesche del dicembre 2010 o la grande insurrezione dell’ottobre 2011 - i fascisti vengono respinti per un certo periodo e messi a tacere. Quando il nostro movimento è più debole, i fascisti diventano più forti.

Come piccolo gruppo (venti persone), abbiamo deciso di perlustrare un territorio ben definito, il nostro quartiere: Marranella/Torpignattara. Qui, tra immigrati (bengalesi, pakistani, cinesi, latini) e proletari (e sottoproletari) del luogo, abbiamo capito che potevamo costruire una rete di solidarietà. Abbiamo partecipato alla costruzione di reti di mutuo soccorso, a lotte contro gli sfratti e a un programma alimentare gratuito coordinato insieme a un’associazione del Bangladesh e ad altri gruppi politici cittadini. Crediamo che questo sia il modo migliore per respingere i fascisti, impedendo la loro azione politica ogni volta che si presentano in pubblico, anche quando ciò significa affrontare la repressione. Nella nostra zona, i membri di CasaPound furono picchiati selvaggiamente quando tentarono di allestire un banchetto per fare propaganda.

Il nostro obiettivo è di costruire una comune urbana dove possa trovare spazio la solidarietà, l’unica forza che potrebbe alleggerire la pressione di sopravvivere sotto il capitalismo. Dimenticando tutta l’ideologia ma diffondendo idee attraverso la popolazione in quanto parte di essa, facciamo del nostro meglio per dissolvere la nostra “identità militante,” la nostra identità di militanti e affrontare i problemi reali del quartiere da una prospettiva orizzontale. Le lotte antifasciste e le posizioni antirazziste dovrebbero essere scevre da qualsiasi moralismo, da qualsiasi atteggiamento di giudizio dall’alto. Quando, in risposta alla sparatoria di Macerata, abbiamo organizzato la manifestazione del 9 febbraio, abbiamo sentito la responsabilità di fare un appello per una giornata di lotta in solidarietà con le vittime come parte della nostra classe, gli sfruttati, facendo convergere la colpa verso i partiti politici e le istituzioni (sia di destra, sia di sinistra).

Per essere pronti quando i tempi saranno maturi per l’azione, dobbiamo tenere in vita una lotta quotidiana contro le defezioni. “Nunc est delendum” è un motto latino che potrebbe essere tradotto con “È tempo di distruggere” - anche noi siamo eredi della tradizione romana, ma di quella degli oppressi, degli schiavi ribelli come Spartaco e dei plebei, ribelli che scuotevano sempre Roma con la minaccia di rivolte. Dobbiamo distruggere tutti i rapporti di potere esistenti tra noi e attaccare il mondo che ci circonda, a partire dal nostro quartiere avvelenato dallo stile di vita capitalistico. Oltre a questo motto che dà forma al nome del nostro gruppo, c’è il Punto Solidale Marranella, luogo di solidarietà, perché in un mondo di parole vuote, l’atto più rivoluzionario è quello di andare dritto al punto. La folla che sostiene la feccia fascista sta attraversando un periodo difficile nel quartiere di Marranella.

Canotti gonfiabili usati come scudi di fortuna negli scontri con la polizia.

“Siamo tutti antifascisti”

In seguito agli eventi di Macerata, Roma e Piacenza un turbinio di articoli iniziò a circolare sulla nuova ondata di antifascismo militante. Manifestazioni furono organizzate lungo tutta la penisola. Gli scontri a Piacenza e la militanza di massa a Macerata hanno dimostrato che il movimento, come accadde cento anni fa con la Resistenza, potrebbe svilupparsi persino in paesi e piccole città.

I manifestanti hanno iniziato a interrompere gli eventi della campagna elettorale di Salvini in luoghi come Rovereto e Livorno, proprio come avevano fatto gli antitrumpisti a Costa Mesa e Chicago. Quindi, il 16 febbraio, gli scontri di Bologna tra antifascisti e carabinieri sbatterono il movimento sulle prime pagine internazionali, con la polizia che, come aveva fatto 40 anni prima, utilizzava lacrimogeni e idranti nello storico centro universitario.

In Italia, la tavolozza della violenza politica è completamente sviluppata sia a destra sia a sinistra. Diversamente da ciò che accade negli Stati Uniti, la violenza da sola non è, di solito, sufficiente per screditare un movimento, sebbene possa danneggiarne la reputazione tra i moderati. Il fatto che la società italiana sia così polarizzata significa che né gli anarchici né i fascisti sono tenuti a fare appello al centro per avere supporto e influenza di massa.

In seguito agli eventi di Piacenza, Bologna e altrove, l’intensità del conflitto è aumentata. Un mese prima, i fascisti avevano picchiato giovani antifascisti a Genova, ma ora stavano pugnalando attivisti e bruciando centri sociali. Nella caotica città meridionale di Napoli, hooligan e antifascisti che si scontravano con la polizia sono stati brutalmente picchiati, sistematicamente radunati e umiliati in diretta dal vivo, dopo essere stati costretti a inginocchiarsi in una piazza e arrestati uno a uno.

In risposta, un leader fascista di Forza Nuova, l’unica organizzazione che ha difeso e applaudito la sparatoria di Macerata, è stato rapito fuori dal suo ufficio a Palermo. Dopo essere stato legato con del nastro adesivo e pestato, è stato abbandonato in un fossato sul ciglio della strada. 1.000 persone hanno marciato per difendere le azioni dei due antifascisti accusati dell’attacco; le imputazioni rivolte ai due giovani compagni vengono derubricate in lesioni gravissime, un reato che, probabilmente, non porterà a una pena detentiva. Gli scontri hanno continuato a scoppiare a Pisa, a Torino, in tutto il paese.

Quando la frenesia elettorale si è conclusa, la Lega Nord, il partito di destra, ha ottenuto una forte minoranza. CasaPound Italia ha conquistato l’1,5%. Le proteste e le azioni sono diminuite. Per ora, le strade sono tornate a essere inquietantemente calme.

Palermo: “L’antifascismo si fa così: li leghi con lo scotch e poi li lasci lì!” Il giorno dopo un leader di Forza Nuova viene rapito dagli antifascisti e legato con del nastro adesivo; 1.000 siciliani marciano per sostenere i compagni accusati.

Resoconto: una dimostrazione a Torpignattara, Roma

Ci incontriamo nel nostro centro sociale per organizzare i preparativi dell’ultimo minuto. Tra un paio d’ore andremo per le strade a gridare a gran voce che non tollereremo la presenza dei fascisti nei nostri quartieri. Dopo Macerata, una manifestazione è il minimo che potremmo fare.

Siamo un po’ preoccupati e la tensione è palpabile. Siamo sicuri che i compagni di tutta la città saranno lì, ma come risponderanno gli abitanti del quartiere? Durante la preparazione, reazioni positive hanno accolto i nostri poster e volantini, ma siamo ancora nervosi.

Ormai ci siamo. Compagni e amici arrivano per primi e iniziano ad aiutarci con l’organizzazione pratica della marcia. Intorno alle 19.00, la piazza è gremita di gente. Dopo pochi minuti inizia la dimostrazione.

I discorsi hanno iniziato a diffondersi dagli altoparlanti posizionati sull’auto che apre la manifestazione. Il microfono è aperto e tutti possono parlare; questa volta non ci sarà musica. Dai marciapiedi, dalle finestre e dai balconi ci arrivano grida di sostegno; rispondiamo con applausi e inviti a partecipare alla marcia. Molti migranti, bambini e famiglie del quartiere sono in prima fila; più indietro ci sono grandi e piccini. Siamo senza parole. Ci sono così tante persone che, nel silenzio della città, vogliono unirsi a noi nel gridare no al fascismo con i loro cuori!

Oggi ci riprendiamo le nostre strade. Questa è una delle cose urlate nel microfono. Diciamo no al fascismo con le nostre scelte quotidiane, con la solidarietà che esprimiamo nelle nostre azioni, con il modo di vivere che abbiamo scelto. E a quanto pare non siamo i soli a sentirci in questo modo.

La marcia si snoda per le strade che attraversiamo ogni giorno, riempiendole di vita, il nemico irriducibile di ogni forma di abuso. Il corteo incarna l’essenza di un modo di vivere non fascista che trova espressione quotidiana in decine d’iniziative in grado di creare legami e solidarietà nel vicinato.

Sono le 21.00 e la manifestazione sta per finire. Lo schieramento di poliziotti è impressionante ma oggi non ci saranno scontri. Il nostro obiettivo è un altro. Questo non è il momento di ripagare il nemico con la violenza di cui ognuno di noi è stato vittima. Oggi è tempo di spaventarlo. Per dimostrare che siamo parecchi. I volti di tutti, non solo dei compagni, continuano a essere tristi ricordando quello che è successo, ma anche sereni perché oggi abbiamo visto che questo quartiere vibra di una solidarietà che potrebbe trasformarsi in un’arma molto potente.

Dopo Macerata, non si torna indietro

Macerata rappresenta un punto di non ritorno. Cambia la narrazione di ciò che sta accadendo in Italia.

Siamo cresciuti in un Paese in cui fascismo e razzismo hanno acquisito una legittimità maggiore rispetto a quella avuta negli ultimi cinquant’anni. L’antifascismo era una sorta di minimo comun denominatore di tutte le forze politiche in tutti gli anni successivi alla Seconda guerra mondiale. Durante i cosiddetti anni di piombo3, eravamo sempre ai margini di un golpe fascista (così come all’inizio di un’insurrezione comunista) e qualsiasi forza politica doveva dimostrare la propria adesione formale ai princìpi democratici, eccezion fatta per i fascisti, ovviamente.

Negli ultimi vent’anni, questo è cambiato. Xenofobia, aumento del desiderio di sicurezza, riduzione di ogni cosa a funzione economica: tutto ciò ha creato una situazione in cui il fascismo è una possibilità più accettabile di quanto non lo sia mai stato prima d’ora. Per questo, dobbiamo capire che questo è un momento critico. Di sicuro, i gruppi neofascisti hanno acquisito potere e legittimità. Lavorano nei quartieri, danno cibo gratis agli italiani più poveri, combattono gli sfratti, formano pattuglie locali contro la “criminalità” e così via. Ma a livello più ampio, il discorso generale che circonda la cosiddetta “crisi dei migranti” sta creando una cultura di razzismo esplicito, soluzioni di sicurezza e il desiderio di una forte identità e politica nazionale-etnica tra sinistra e destra.

In particolare, i partiti di sinistra stanno vivendo ora una crisi più forte in termini d’identità e legittimità. Questo fenomeno non è solo italiano; sembra globale. I più poveri e la classe operaia hanno abbandonato in massa questi partiti per sostenere quelli di destra più radicali. Da un lato, la sinistra ha guidato il processo neoliberista che ha abolito i diritti dei lavoratori, le protezioni sociali e lo stato sociale; d’altra parte, ha adottato il programma poliziesco dell’estrema destra per ottenere il consenso politico. Ciò è stato confermato da Matteo Renzi, ex leader del Partito Democratico, quando ha sostenuto la campagna per bloccare i rifugiati in arrivo dalla Libia, dicendo “dobbiamo aiutarli a casa loro,” una sorta di motto neo-colonialista molto popolare nei movimenti di destra.

La fine della sinistra è sia un’opportunità sia un problema. In questo momento, coloro che sono aperti agli slogan anti-razzisti e antifascisti sono per lo più studenti e liberali della classe media. L’antifascismo “istituzionale” condanna sia gli attacchi razzisti sia le lotte antifa che si svolgono nei quartieri; questa prospettiva definisce ogni violenza come un problema, anche quando viene attuata in difesa contro gli attacchi più vili. Nel frattempo, milioni di lavoratori stanno sostenendo soluzioni reazionarie. Durante la campagna elettorale, il principale candidato come Presidente della coalizione di destra per Regione Lombardia ha persino affermato che “la razza bianca è in pericolo di essere distrutta dai neri.” È considerato un moderato.

Gruppi e movimenti autonomi, sia anarchici sia comunisti, sono sempre stati antifascisti. Le differenze politiche sono state superate quando la necessità di dare una forte risposta agli attacchi fascisti è diventata urgente. Dopo Macerata, è probabile che molte persone si uniranno a noi per combattere il fascismo. Per ora, tuttavia, è difficile dire se un nuovo movimento antifascista si svilupperà su larga scala o se, invece, rimarrà confinato in una breve sequenza di eventi in reazione alla sparatoria. Ma è chiaro che si sta verificando una polarizzazione decisiva tra coloro che sostengono apertamente il fascismo e tutti gli altri.


In ogni città, le pareti delle zone popolari sono decorate da graffiti. Sotto i colori sgargianti e il lettering delle crew, si possono intravedere ancora gli slogan del passato. “Tutto il potere della classe operaia!” - firmato Lotta Continua, 1976. L’eredità delle lotte rivoluzionarie è presente ovunque. Autonomi, anarchici, antifascisti e persino alcune organizzazioni comuniste s’incontrano con tutti gli altri lavoratori nelle periferie delle città; aprono officine, sviluppano reti antisfratto, mantengono “palestre popolari” auto-organizzate. Ci sono quartieri a Roma, Milano e Napoli in cui decine di migliaia di persone stanno occupando gli appartamenti in cui abitano. In molti quartieri e zone, gli indigenti si uniscono ai compagni sulla base di bisogni condivisi e anche perché i loro genitori o i loro nonni erano comunisti. Ed è anche per questo motivo che CasaPound nutre gli italiani affamati, adorna le pareti delle università con i suoi poster ben concepiti e organizza serate musicali e proiezioni cinematografiche. I fattori decisivi nel reclutamento vanno ben oltre le parole e la propaganda. Nessuno sa cosa farà dopo, ma i compagni si stanno organizzando in ogni zona del Paese.

Postscriptum: l’ondata del fascismo globale ha raggiunto l’apice?

Negli Stati Uniti, una resistenza militante su larga scala alla campagna presidenziale di Donald Trump e alla vittoria elettorale fu seguita da un movimento ampiamente sostenuto per opporsi ai suoi seguaci più devoti di estrema destra. Dopo un anno di organizzazione, scontri e doxxing, l’Alt-right si trova ora nel caos, accorpandosi con alcune organizzazioni e portando a termine qualche manciata di sparatorie e attacchi terroristici. Queste forze continueranno a essere un problema per molti anni, poiché hanno compiuto un intervento su larga scala ed esteso, incontrastate per decenni, i loro interventi in zone rurali delle enclave bianche, ma potrebbe essere che la loro presenza sotto i riflettori come importante movimento di strada sia giunto al termine.

Allo stesso modo, dopo il successo riscosso alle elezioni greche del 2012, i membri e i funzionari a capo di Alba Dorata si sono spinti troppo in là assassinando il rapper antifascista Pavlos Fyssas. Quest’omicidio ha sia dato il via a un’ondata di scontri e attacchi promossi da anarchici e ha anche fatto impantanare il loro partito in una serie d’indagini. Questo è stato il “momento Charlottesville” dei greci.

In Brasile, la reazione di destra è riuscita a rovesciare il Partito dei lavoratori di sinistra, ma i conflitti che ne sono derivati hanno fatto riversare nelle strade milioni di persone. Il regime tirannico del primo ministro turco Tayyip Erdoğan ha già contribuito a scatenare due insurrezioni in cinque anni, sia a Istanbul sia in Kurdistan. L’estrema destra viene sempre più collegata a ricchi e potenti, così come la sinistra viene associata a corruzione, neoliberismo e ai fallimenti della socialdemocrazia.

Man mano che le catastrofi ecologiche aumentano e le manovre di chi è benestante fanno sprofondare milioni di persone in uno stato di sempre maggior povertà e alienazione, nuove rivolte sono destinate a scoppiare. Queste adotteranno i mezzi e i discorsi a loro disposizione. Non capita spesso che milioni di persone si riversino nelle strade al servizio d’ideali astratti, ma si appropriano volentieri dei discorsi come strumento per comprendere la propria sofferenza e le lotte in cui si trovano. Gli antiautoritari hanno bisogno di essere attivi nei movimenti per riuscire a stringere alleanze con le sempre più vaste costellazioni di attori che orbitano all’interno di questi gruppi, per imparare da loro e per offrire le nostre convinzioni e i nostri metodi unici in questi contesti: non solo in modo che altri possano impiegarli, ma in modo che possiamo metterli alla prova insieme. Mentre il mondo continua a fratturarsi, sempre più persone saranno costrette a gettarsi nella mischia. Dovremmo essere lì con loro, offrendo soluzioni diverse, anziché criticarle da lontano o astenerci dal coinvolgimento perché questi movimenti non hanno ancora scoperto il nostro brand politico.

Per fare un solo esempio: se negli Stati Uniti, la sinistra statalista è in grado di rianimarsi nel movimento contro le sparatorie a scuola, le forze contrapposte nell’estrema destra saranno più che mai pronte ad affrontare la loro disorganizzazione temporanea rivolgendosi a chiunque veda una contraddizione nel fare appello alle armi dello Stato per difenderci dalla violenza delle pistole. Dobbiamo essere presenti in questi movimenti, offrendo un punto di partenza per una critica più approfondita e soluzioni più radicali.

Gli interventi del prossimo periodo dovranno portare a termine parecchie cose. Soprattutto, da un lato dovranno rivelare la complicità dell’estrema destra con i potenti burattinai che presiedono l’ordine corrente, e dall’altro dovranno rivelare il fallimento fondamentale della sinistra nell’affrontare i complessi problemi del mondo anziché ridurli a semplici opportunità di reclutamento. Se non siamo in grado di svolgere tali compiti, potremmo trovarci nella stessa situazione che anarchici e antifascisti militanti affrontano in molti ex Paesi del Blocco sovietico, dove le conseguenze dell’URSS hanno creato un enorme slancio verso soluzioni fasciste mentre le forze istituzionali di destra e di sinistra si scontrano reciprocamente per bloccare l’emergere di metodi alternativi di auto-organizzazione e autonomia.

  1. L’assassinio di Pinelli compiuto dalla polizia è analizzato nella commedia di Dario Fo, Morte accidentale di un anarchico. L’apparato giudiziario italiano ha ripetutamente ribadito che nessuno è stato responsabile per questo omicidio. Fortunatamente, Luigi Calabresi fu ucciso mentre andava al lavoro il 17 maggio 1972, come Alfredo Bonanno racconta nel suo libro, “Io so chi ha ucciso il comandante Luigi Calabresi.” 

  2. Digos significa Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali: una speciale forza di polizia dedicata esclusivamente alle indagini sul terrorismo, la criminalità organizzata e l’estremismo politico. A differenza dell’FBI, della DIGOS fanno parte noti ufficiali locali impegnati a contrastare radicali appartenenti a diversi rami ideologici - perseguitandoli a casa, a lavoro, in pubblico, utilizzando spesso dei nomi in codice e cercando di apprendere i dettagli della loro vita privata allo scopo di porre fine a movimenti e gruppi. 

  3. Gli “anni di piombo,” il periodo di scontri di classe e violente lotte che ebbero luogo in Italia dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli anni Ottanta.